Cosa spinge due anziani coniugi, più o meno a cavallo dei
settanta, a trascorrere un’intera giornata (data 6 marzo 2013), mentre svolgono
in giro per Roma le loro abituali attività di pensionati/nonni, senza mai
smettere di ascoltare in diretta la direzione del Partito Democratico? I due non
sono – né sono mai stati - politici di professione, non sono iscritti a nessun
partito (men che mai al PD per cui non hanno mai votato, sempre preferendo la
sinistra del centro sinistra) e pensavano forse che altri tranquilli interessi
avessero sostituito, in vecchiaia, l’antica passionaccia politica.
Lei si interroga sul perché di questa angosciata
“ossessione” che ha invaso il loro quotidiano. Lui non se ne stupisce più di
tanto; è, dice, la nostra vita, ciò che siamo e ciò di cui sappiamo.
Da questa domanda e da questa risposta nasce l’idea di
questo blog. Un quasi-diario della sconfitta, incrociato con frammenti di
un’autobiografia tutta attraversata dalla politica.
Per fare – come si diceva una volta – un po’ di
autocoscienza, dato che è noto che scrivere e narrarsi può servire a lenire il
dolore. Altri obiettivi – più ambiziosi – sono ancora fumosi. Come, d’altronde,
fumosa e confusa è la situazione.
(Celeste)
Con Celeste, nonostante gli impegni di nonni, ci
sintonizziamo sulla direzione del PD e ci sentiamo tutti gli interventi. Questo
è discreto, questo è insulso, quest’altro è un po’ meglio. Dirigenti che cercano
di reagire, ma il risultato non sembra trascinante. E’ un partito colpito che
imbarca acqua, che non ha una linea.
Qualche scossa salutare con l’intervento di Walter Tocci che esordisce con il
dire che bisogna fare un ragionamento tutto diverso, che il Pd non ha ottenuto
i risultati che si prefiggeva e che dunque bisogna fare tutta un’altra cosa,
anche di questo partito.
(Marco)
Questa strana maratona radiofonica fa tornare alla mente gli
speciali dell’Unità sui Comitati centrali del Pci: relazione del segretario,
sintesi degli interventi, conclusioni. Leggevamo tutto appassionatamente,
esperti nell’interpretare il detto e il non detto e nell’individuare i
sottotesti nascosti.
Ritrovare questo copione ben noto probabilmente ci rassicura.
Ci muoviamo su un terreno conosciuto: certo non è il nostro partito, ma è pur sempre partito,
una bestia con cui ci viene naturale misurarci.
Comunque: stanche e sciatte le conclusioni di Bersani. Sembra
proprio che Bersani, privato del ruolo di
calmo traghettatore verso una vittoria scontata, non abbia le qualità del
leader capace di guidare su strade nuove. Non che sia una sorpresa.
(Celeste)
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