Di Giorgio Napolitano ho un lontano ricordo. 1984: Giorgio è
capogruppo del Pci alla Camera. Contro il parere di buona parte del partito
(ricordo Natta parlare con la sua sottile ironia di “eccessivo senso della
responsabilità”) salva Giulio Andreotti implicato nel caso Sindona. Il Pci alla
Camera si astiene su ordine di Napolitano. Chiamiamo Giorgio in sezione e lo
attacchiamo da tutte le parti. Nel mio intervento chiedo le sue dimissioni per
collusione e lui mi guarda senza rancore come se lo avessi invitato a discutere
del prolungamento della riunione. Un amendoliano pacato e gentile, un liberale
che sarebbe rimasto tale per tutta la vita. Se a quel tempo ci avessero detto
che sarebbe diventato Presidente della repubblica saremmo rimasti senza fiato.
Da Presidente mi ha fatto molto spesso incazzare (proroga
concessa a Berlusconi dandogli tutto il tempo di riorganizzarsi, il governo Monti,
i tecnici, ecc.) ma devo dire che mi sono sentito quasi sempre rappresentato.
Bazzicava le nostre sezioni beccandosi spesso le critiche dei militanti per i
suoi atteggiamenti “pacati” soprattutto nei confronti dei socialisti. Eravamo
convinti che fosse il figlio di Umberto di Savoia, ma era pur sempre uno dei
nostri …
(Marco)
Napolitano in sezione (era la stessa volta?) lo ricordo
soprattutto noioso. Così noioso che, forse provata da una lunga giornata di
lavoro e famiglia, facevo fatica a non
addormentarmi. Oggi il mio nipotino dodicenne mi guarda attonito quando gli
dico che se lo dovessi incontrare – non che sia molto probabile – gli darei del
tu.
(Celeste)
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